Cosa sono i diamanti sintetici

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Sfido chiunque a restare impassibile davanti al luccichio di un bel diamante! In effetti da sempre l’umanità è affascinata da tutto ciò che brilla, in particolare dall’oro e dalle gemme preziose.

I diamanti occupano un posto speciale nel cuore del pubblico, che ormai da decenni è abituato ad associarli all’amore e circa l’80% degli anelli di fidanzamento è composto da un diamante centrale. Tuttavia, data la loro scarsità, il loro costo può essere proibitivo per una giovane coppia e qui entrano in gioco i diamanti di laboratorio. Infatti, esistono diversi tipi di diamanti e inoltre non tutti i diamanti nascono allo stesso modo.

Oggi parliamo dei diamanti sintetici (creati in laboratorio) e cerchiamo di capire quali sono le differenze tra questi ultimi e i diamanti naturali (estratti nelle miniere).

Partiamo dalle basi: che cosa è un diamante?

 

Cosa è un diamante?

I diamanti sono atomi di carbonio disposti in una struttura cristallina.

Si sono formati a circa 200 km al di sotto della superficie terrestre, da 1 – 3 miliardi di anni fa, in condizioni di estrema pressione e calore che hanno fatto cristallizzare gli atomi di carbonio. Le temperature a cui sono sottoposti variano tra 1.000 – 3.000°C e la pressione è circa 137.000 maggiore rispetto a quella percepita sulla superficie terrestre.

I vulcani hanno poi intrappolato i diamanti nella lava, la quale, esplodendo verso l’alto, ha avvicinato i diamanti alla crosta terrestre, da cui oggi possiamo estrarli.

I diamanti sono i minerali più duri al mondo e, in effetti, devono esserlo per sopportare le attività vulcaniche e i movimenti terrestri che li spostano dal mantello fino alla crosta.

L’industria diamantifera come la conosciamo oggi ha avuto inizio in Africa nel 1866, quando fu scoperto il primo giacimento.

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Cosa è un diamante sintetico?

A differenza di un diamante “naturale”, che si è formato nelle profondità della Terra, un diamante è definito “sintetico” quando viene creato in laboratorio.

Non va confuso con alternative al diamante quali la moissanite, cubic zirconia o lo zaffiro bianco, che assomigliano al diamante incolore, ma sono in realtà pietre completamente diverse dal punto di vista chimico.

I primi tentativi di creare un diamante in laboratorio risalgono agli anni ’50, per scopi industriali. Nei decenni successivi, i ricercatori hanno sempre più implementato i macchinari e le tecniche fino ad ottenere gemme di qualità negli anni 2000.

I due principali processi per produrre diamanti in laboratorio sono:

 

 HTHP (High Pressure High Temperature): prevede che i tecnici riempiano una capsula con carbonio puro e un flusso metallico, aggiungendo un piccolissimo diamante, definito “seme”. Questo seme rappresenta la superficie sulla quale si formerà il nuovo diamante. Quando la capsula è riempita e sigillata viene poi sottoposta a intenso calore (1300 – 1600°C) e ad un’enorme pressione (equivalente pressappoco alla pressione esercitata da un aereo commerciale se tenuto in equilibrio sulla punta del dito di una persona), per replicare le medesime condizioni a cui un diamante sarebbe stato sottoposto in natura. Il carbone nella capsula si scioglie e poi si cristallizza intorno al seme.

I diamanti prodotti con questo sistema possono essere utilizzati per la gioielleria, ma la maggior parte è destinata ad uso industriale.

Diamanti di qualità mediocri (sia naturali che sintetici) possono essere sottoposti a questo procedimento per migliorare il loro colore. Oltre che rendere i diamanti “incolore”, questo metodo è utilizzato anche per cambiare il colore di un diamante e farlo diventare rosa, blu o giallo.

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CVD (Chemical Vapor Deposition): prevede che un semino di diamante venga inserito in una speciale camera, all’interno della quale viene pompato un gas ricco di carbonio. La camera viene riscaldata (le temperature qui sono più moderate e si aggirano intorno ai 700 – 1300°C) e gli atomi di carbonio vengono separati tramite una scarica elettrica oppure energia microonde. Quando gli atomi di carbonio lasciano il gas, si radunano attorno al semino di diamante. Parte del carbonio si cristallizza attorno al semino, mentre la restante parte si trasforma in grafite, per cui i tecnici ogni tanto devono interrompere il processo per rimuoverla e per strofinare il diamante.

La maggior parte dei diamanti ottenuti con questo metodo sono adatti alla gioielleria.

Le dimensioni del nuovo diamante dipendono da quanto tempo durerà il processo.                 

   

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Con entrambi i metodi, è possibile ottenere un diamante in sole 2 – 4 settimane. Al termine del processo, la gemma viene sottoposta a taglio e lucidatura, esattamente come un qualsiasi altro diamante naturale.

 

Come vengono classificati i diamanti sintetici?

Dopo il taglio, ma prima dell’incassatura in un gioiello, il diamante sintetico deve essere sottoposto ad analisi da parte di un istituto terzo e imparziale (ad es. GIA, IGI, ecc.).

Per poter stabilire l’origine del diamante, i gemmologi utilizzano test approfonditi e strumenti sofisticati che analizzano la fluorescenza, la fosforescenza, le inclusioni e altri fattori che determinano la differenza tra diamanti naturali e sintetici.

L’istituto dovrà poi produrre una certificazione, nella quale sarà chiaramente dichiarata la provenienza del diamante (il laboratorio) e saranno valutati i famosi parametri qualitativi dei diamanti naturali, ossia le 4C (caratura, purezza, colore, taglio). Infine, gli scienziati devono anche essere in grado di stabilire se il diamante è stato sottoposto a trattamenti per migliorarne il colore o per acquisire colore (giallo, rosa, verde, blu).

È importante che l’istituto di certificazione emetta il documento su un cartoncino dai colori diversi rispetto a quelli abitualmente adottai per la certificazione dei diamanti naturali. Lo scopo è evidenziare (dalla copertina alle diciture interne) che il documento si riferisce ad un diamante di laboratorio.

Un’ultima importantissima precauzione adottata dagli istituti di certificazione per proteggere i consumatori è l’iscrizione a laser sulla cintura del diamante sia del numero di serie della certificazione che della dicitura “Lab-Grown”.

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I diamanti sintetici sono diamanti veri? Che differenza c’è tra un diamante naturale e uno sintetico?

Dal punto di vista chimico, fisico e ottico, i diamanti di laboratorio sono identici a quelli estratti in miniera. È assolutamente impossibile distinguere a occhio nudo un diamante naturale da uno sintetico.

Le uniche differenze “tecniche” fra i due sono l’origine (manto terrestre – laboratorio) e il tempo necessario per la creazione (miliardi di anni – settimane).

Inoltre, poiché le condizioni in cui le due tipologie di diamanti si formano sono molto differenti, una caratteristica che li distingue è la presenza del nitrogeno: i diamanti naturali hanno una piccola quantità di nitrogeno, mentre i diamanti sintetici non ne hanno.

Dunque per valutare la natura di un diamante, esso deve essere sottoposto ad un esame gemmologico approfondito, ricorrendo a macchinari specifici. Quello che un consumatore può fare è controllare attentamente il certificato di qualità, il quale deve chiaramente riportare tutte le caratteristiche del diamante, compreso il suo processo di formazione.

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Dove sono prodotti i diamanti sintetici?

I diamanti sintetici sono prodotti un po’ ovunque nel mondo. Al momento, circa la metà dei diamanti sintetici viene prodotta in Cina.

Stati Uniti, India e Singapore producono circa il 10-15% del totale.

In molti laboratori cinesi e indiani, la manodopera lavora per molte ore in cambio di una paga esigua e numerosi laboratori non sono disponibili a svelare la quantità di energia usata per produrre i loro diamanti.

Infine la Russia e il Regno Unito e poche altre nazioni raggiungono il 2% della produzione.

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Dove si estraggono i diamanti naturali?

I diamanti naturali si trovano in una trentina di Paesi al mondo.

La Russia ha la più grande riserva di diamanti naturali al mondo, che si aggira intorno ai 1.000 milioni di carati., sebbene il loro uso sia prevalentemente industriale. Dopo lo scoppio del conflitto contro l’Ucraina, l’export della Russia verso i Paesi contrari alla guerra si è interrotto.

Un’altra straordinaria riserva diamantifera è quella del Botswana, che si aggira sui 300 milioni di carati. I diamanti provenienti da queste miniere sono di elevata qualità che impongono il prezzo nel mercato della gioielleria.

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I diamanti naturali o creati in laboratorio sono eco-sostenibili ed etici?

Qual è l’impatto ambientale dei diamanti naturali rispetto a quelli sintetici?

Molte grandi aziende sono impegnate da anni a promuovere la tracciabilità di ogni gemma naturale utilizzata nelle loro creazioni.

Ad esempio, Tiffany & Co. Ha una pagina del sito dedicata ai loro progetti di sostenibilità.

Il gruppo De Beers da anni lavora fianco a fianco col governo del Botswana per gestire l’estrazione dei diamanti, che rappresenta il 25% del prodotto interno lordo del Paese. Per ogni ettaro scavato, De Beers si impegna a donare 6 acri di terreno da destinarsi a conservazione, ecosistemi e ricerche. Inoltre, crea posti di lavoro e promuove programmi per il lavoro femminile all’interno dell’industria diamantifera, includendo ruoli quali manager, ingegneri, geologhe.

L’italiana Recarlo ha conseguito la certificazione Responsible Jewelry Council (che la lo scopo di creare una filiera sostenibile in ogni sua fase), acquista diamanti provenienti da esclusivamente da Paesi aderenti al Kimberly Process, che assicura la provenienza dei diamanti da luoghi di estrazione controllati e tutelati ed ha lanciato nel 2021 il piano “Our promise to you” in collaborazione con la società di consulenza Eco-Age, fondata da Livia Firth per garantire la tracciabilità delle materie prime, la protezione ambientale e i diritti dei lavoratori e l’attenzione alle comunità locali.

Il Kimberley Process si impegna ad assicurare e certificare pratiche etiche di estrazione, per abolire i cosiddetti “diamanti di sangue”, ma ciò nonostante molte persone ancora associano i diamanti naturali a guerre e conflitti.

Così, oltre al prezzo più contenuto, la motivazione etica sembra essere alla base dell’interesse che i giovani Millenials nutrono nei confronti dei diamanti di laboratorio. Campagne di marketing li etichettano come più “eco-friendly” rispetto ai diamanti naturali, sottolineando come questi ultimi finanzino conflitti militari in numerosi Paesi. Queste informazioni non sono del tutto corrette. Le estrazioni possono senz’altro danneggiare l’ambiente, basti pensare che per estrarre un carato di diamanti è necessario spostare circa 200 tonnellate di terreno), tuttavia la maggior parte delle miniere opera in modo tale da soddisfare – e talvolta, superare – gli standard internazionali, migliorando le tecniche di produzione e adottando nuove pratiche che proteggano e migliorino le condizioni ambientali. Le aziende di estrazione investono in attività che migliorano le condizioni di vita dei minatori e delle città in cui vivono, fornendo istruzione, assistenza sanitaria e infrastrutture. Se il mercato dei diamanti naturali crollasse, milioni di lavoratori fair-trade si ritroverebbe senza lavoro e a rischio povertà.

I diamanti sintetici assicurano l’assenza di conflitti o di maltrattamenti per i lavoratori locali, ma necessitano di una massiccia quantità di energia, che per la maggior parte proviene da fonti non rinnovabili, contribuendo così all’effetto serra e al riscaldamento globale.

Pochi laboratori di diamanti sintetici si sono distinti utilizzando energia pulita, ma si tratta ancora di un numero esiguo di produttori. Finché i laboratori non mostreranno una chiara e verificabile prova dell’utilizzo di energie rinnovabili (solari, idroelettriche, eoliche), i diamanti sintetici non potranno essere considerati un’opzione davvero ecologica.

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Che cosa rende un diamante sostenibile?

La definizione di sostenibilità deve tener conto non solo del processo di produzione, ma anche dell’impatto generale che il diamante ha sull’ambiente e sulla vita delle popolazioni, quindi bisogna considerare l’aspetto etico e sociale.

Se scegli di acquistare un diamante naturale, accertati che abbia la certificazione del Kimberley Process.

Se scegli un diamante sintetico, affidati ad un gioielliere di fiducia che venda gemme provenienti da fonti responsabili.

 

 

Perché i diamanti naturali costano di più?

È vero, i diamanti naturali costano di più rispetto a quelli di laboratorio per svariati motivi.

Innanzitutto, il loro valore è elevato perché sono gemme rare formatisi milioni di anni fa a centinaia di km sotto la crosta terrestre. Solo il 30% dei diamanti estratti possiede le qualità adatte per essere utilizzato in gioielleria, per cui il numero di diamanti disponibili è limitato ed ognuno è giustamente considerato una rarità. La loro scarsità e le condizioni estreme con cui si sono plasmati li rendono preziosissimi.

Inoltre, è difficile trovare dei giacimenti diamantiferi, nonché estremamente dispendioso estrarre le gemme (pensa a scavi, macchinari, manodopera). Il viaggio che i diamanti compiono per arrivare fino al bancone del gioielliere, poi, è davvero lungo e anch’esso ha un costo.

I diamanti sintetici, al contrario, vengono prodotti all’interno di un laboratorio. Il perfezionamento delle tecnologie e l’aumento della loro produzione, li rendono economicamente vantaggiosi, tanto che si stima che il loro valore sia circa 20% – 30% in meno rispetto a quelli naturali. È comunque ragionevole ipotizzare che a lungo termine, i produttori potrebbero decidere di stabilizzare il prezzo, un po’ come è successo per i diamanti naturali.

 

Quale tipo di diamante dovrei scegliere? Pro e contro

Sia i diamanti naturali che quelli sintetici nascono da un processo di creazione complesso che ha un suo impatto sull’ambiente e sulle popolazioni che li producono. Entrambi hanno il loro bagaglio di venefici e di pregiudizi.

Non esiste una scelta più giusta di un’altra e ricordati che l’anello che sceglierai deve rispecchiare (e rispettare!) la tua storia in modo unico e significativo e deve anche suscitarti grandi emozioni.

Per facilitare le tue valutazioni, qui di seguito riepilogo i pro e i contro di entrambi:

 

DIAMANTI SINTETICI

PRO

  • meno costosi dei diamanti naturali;
  • chimicamente, fisicamente e otticamente sono identici a quelli naturali;
  • assicurano un processo di produzione conflict-free;
  • origine e provenienza certi.

CONTRO

  • le nuove tecniche di produzione possono replicarli all’infinito, facendo diminuire il loro valore nel tempo;
  • se di bassa qualità, tendono a diventare giallini o marroncini e necessitano di decolorizzazione;
  • la loro produzione richiede molta energia e la maggior parte di questi diamanti è prodotta con fonti energetiche non rinnovabili in Paesi a basso salario.

 

 

DIAMANTI NATURALI

PRO’S

  • necessitano di milioni di anni per potersi formare e la loro caratteristica scarsità li rende preziosi nel tempo;
  • poiché si sono formati nella terra, posseggono un maggiore valore emozionale e fascino storico;
  • rivestono l’importante ruolo di fonte primaria di reddito in molte società;
  • le aziende si impegnano concretamente in attività etiche.

CON’S

  • sono più costosi perché la fornitura è limitata;
  • l’estrazione può essere dannosa per l’ambiente, sebbene le società si sforzino di migliorare sempre più le operazioni di estrazione e le condizioni di vita dei lavoratori;
  • non sempre la provenienza è certificata o garantita, specialmente quella dei diamanti più antichi, che sono stati commercializzati e/o tagliati più volte.

 

Esistono inoltre rivenditori che offrono diamanti sintetici passandoli per naturali, oppure che non rivelano i trattamenti a cui sono stati sottoposti. Quindi raccomando ancora una volta di affidarti ad un gioielliere rispettabile e di estrema fiducia, che possa spiegarti le caratteristiche dei vari diamanti esposti, affinché tu possa prendere delle decisioni basate su informazioni complete e corrette.

 

In ultima nota, vorrei suggerire una terza opzione per le persone dal cuore veramente green: i diamanti antichi. Le gemme montate su gioielli antichi sono ovviamente naturali, poiché in passato non esistevano le odierne tecniche di produzione, con tutte le conseguenze ambientali che abbiamo elencato sopra. Tuttavia, questo tipo di acquisto promuove la sostenibilità perché non coinvolge nuove risorse per scavare nelle miniere o sostenere spese di trasporto.

Inoltre, il costo umano, in termini di eventuali privazioni di diritti, è già stato pagato una volta e diminuisce ad ogni passaggio di proprietà.

La scelta di un oggetto antico, oltre ad avere un indubbio fascino, fa risparmiare tonnellate di CO2 ed è etico perché estende la vita di un prodotto bellissimo e di qualità elevata.

 

Quali sono i più brand più famosi che utilizzano diamanti sintetici nelle loro creazioni?

Sempre più nomi dell’alta gioielleria si stanno avvicinando al mondo dei diamanti sintetici. Ecco un breve elenco, con i nomi di alcune aziende che godono di un’ottima reputazione e che propongono collezioni interessanti:

 

Blue Nile                              https://www.bluenile.com/diamonds/lab-grown-diamonds

Brilliant Earth                    https://www.brilliantearth.com/lab-diamonds-search/

Clean Origin                       https://www.cleanorigin.com

Grown Brilliance               https://www.grownbrilliance.com

Helzberg                              https://www.helzberg.com/engagement-rings/lab-grown-diamond-engagement-rings

James Allen                        https://www.jamesallen.com/lab-created-diamonds/

Jean Dousset                      https://jeandousset.com/collections/engagement-rings

Lightbox (De Beers)         https://lightboxjewelry.com/

Ritani                                  https://www.ritani.com/pages/lab-grown-diamonds 

Tacori                                  https://www.tacori.com/engagement-rings/

Vrai                                      https://eu.vrai.com/

 

e l’italianissimo:

Inbili.co                               https://www.inbili.co

BLUE NILE, Credits: www.theknot.com

BRILLIANT EARTH, Credits: www.brilliantearth.com

CLEAN ORIGIN, Credits: www.brides.com                      

GROWN BRILLIANCE, Credits: www.brides.com                                        

       

HELZBERG, Credits: www.helzberg.com

                                                  

JAMES ALLEN, Credits: blog.jamesallen.com

                                    

JEAN DOUSSET, Credits: www.theknot.com                  

                           

LIGHTBOX, Credits: lightboxjewelry.com                                    

                                              

RITANI, Credits: www.brides.com                                        

                                 

TACORI, Credits: www.brides.com

                                       

VRAI, Credits: www.brides.com   

                                  

INBILI.CO, Credits: inbili.co.

 

 

 

 

Fonti:

4cs.gia.edu

www.igi.org

www.theknot.com

theadventurine.com

www.naturaldiamonds.com

www.rivistaitalianadigemmologia.com

jewelrytalk.com

www.vogue.com

www.antiquesforeveryone.co.uk/

www.brides.com

www.beldiamond.com